Distance of the Moon, da Prada a Shangai una mostra dell’artista Shuang Li

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“Distance of the Moon”, dell’artista cinese Shuang Li, è il titolo della mostra monografica realizzata da Prada con il supporto di Fondazione Prada, in programma dal 6 novembre 2024 al 12 gennaio 2025 a Shanghai, negli spazi di Prada Rong Zhai, la residenza storica del 1918 restaurata da Prada e riaperta nell’ottobre del 2017. Si tratta della prima mostra personale di Li in Asia organizzata da un’istituzione e include una serie di nuove opere concepite appositamente per Prada Rong Zhai.
“La comunicazione e la tecnologia – afferma l’artista – hanno sempre ispirato le mie opere. Quando si può comunicare solo attraverso mezzi digitali, la tecnologia e gli algoritmi diventano entità rigide, ogni persona è ridotta a un insieme di pixel e i corpi fisici si rivelano inutili. La comunicazione con i nostri cari, specialmente con i genitori, è sempre
stata una sfida e in questo contesto si complica ulteriormente. Tutti gli strumenti che avrebbero dovuto facilitarla (la messaggistica istantanea, le videochiamate, gli sticker) hanno perso la loro magia e hanno creato maggiore distanza. Le parole sembrano perdere di significato se trasmesse attraverso canali digitali. Scrivere messaggi è diventato
frustrante, a volte sembra un vero e proprio lavoro. Inviamo parole, ma non comunichiamo nessun contenuto… Ogni tentativo di comunicazione rischia di trasformarsi in un equivoco. Sono cresciuta in una tipica famiglia dell’Asia orientale, con la tipica tensione intergenerazionale amplificata dalle misure bio-politiche nell’epoca della politica del figlio
unico. In questa nuova installazione voglio gettare luce sulle parti oscure del progresso tecnologico”.
Il lavoro di Shuang Li attraversa una pluralità di linguaggi: dalla performance ai siti web interattivi, dalla scultura alle immagini in movimento e alle installazioni multimediali. La sua opera, profondamente radicata nel panorama digitale contemporaneo, esplora le diverse
modalità di interazione e intimità tra medium e utente e tra i media stessi.
L’artista mette in evidenza come le diverse forme di tecnologia interagiscono tra loro e con l’essere umano, in un sistema di comunicazione globalizzato che regola il nostro corpo e i nostri desideri. Il progetto espositivo “Distance of the Moon” nasce dall’esperienza
personale dell’artista, cresciuta in Cina durante il periodo storico caratterizzato dalla politica del figlio unico e affronta il problema della comunicazione nella realtà mediata di oggi e il complicato rapporto tra madri e figli. Partendo dalla difficile esperienza personale dell’artista nel condividere le emozioni all’interno della sua famiglia, la mostra indaga la
complessità del legame materno attraverso una narrativa multidimensionale. Il centro del progetto è una lettera perduta indirizzata alla madre di Shuang Li, trasformata in un’installazione site-specific di luci e suoni che sconfina in una dimensione eterea.
Il titolo “Distance of the Moon” è un omaggio a Le cosmicomiche di Italo
Calvino.

La mostra si apre con La distanza della luna, racconto di un tempo preistorico in cui la gravità tra la Luna e la Terra era diversa da com’è attualmente. Nel racconto di Calvino a un determinato punto delle loro orbite i due pianeti si avvicinavano così tanto che gli abitanti della Terra potevano salire sulla Luna con una scala per raccogliere il “latte lunare”. Una notte la gravità cambiò improvvisamente allontanando di molto la Luna dalla Terra. Nel caos, alcuni riuscirono a saltare di nuovo sulla Terra prima che fosse troppo distante, mentre altri restarono per sempre sulla Luna. Shuang Li ha trovato conforto in questo racconto quando, durante la pandemia, era bloccata in Europa senza possibilità di
tornare a casa.

La dimensione storica e al contempo domestica degli spazi di Prada Rong Zhai ospitano, in un dialogo architettonico e decorativo tra tradizione cinese e occidentale, nuovi lavori di Shuang Li come installazioni sonore e luminose, oggetti in resina e video prodotti durante la pandemia. L’installazione With a Trunk of Ammunition too (2024) richiama le forme di un grande campanello a vento e di un lampadario che si accende in modo apparentemente caotico. In realtà, i segnali luminosi sono la traduzione in codice telegrafico di una lettera come se “parlasse al vento”, per citare il titolo del libro sulla comunicazione di John Durham Peters.
Un’opera sonora, realizzata in collaborazione con il produttore e DJ cinese Hyph11e, accompagna questa installazione e altri lavori simili a lampadari. Attraverso il gioco ipnotico di luci e ombre, l’artista esplora l’ambiguità e la complessità del linguaggio nei processi comunicativi. Le opere in resina semitrasparente contengono diversi materiali, come
tessuti, perline, stampe su vinile, fili, cavi elettrici e oggetti trovati. Shuang Li in questo modo cristallizza ricordi sfuggenti, desideri personali e rimpianti segreti in strutture solide e permanenti che allo stesso tempo ricordano lo schermo di un telefono. Anche se strettamente legato alla tecnologia il lavoro dell’artista si ribella all’essenza di questo sistema. Shuang Li cerca i lo-fi glitch, gli errori tecnici imprevisti, in grado di disturbare o scardinare il sistema tecnologico. A differenza di altri materiali, la resina conferisce agli oggetti l’aspetto di una superficie liquida, come se fossero immersi nell’acqua. In alcune opere, come Shackles (2024), l’artista usa sfondi composti da fotografie stampate su
tessuto, oggetti trovati e cavi, restituendo alle immagini e agli schermi una nuova materialità. In altre, come Kingslayer (2024), ricorre a grandi quantità di perline come i pixel di uno schermo, un’allusione alla creazione e alla transizione tra schermo e mondo fisico. Il video Déjà Vu (2022) presenta una performance nella quale venti persone vestono i panni di Shuang Li durante l’inaugurazione di una sua mostra a Shanghai, a cui l’artista non ha partecipato a causa delle restrizioni di viaggio imposte dal Covid-19. Il video racconta la sua esperienza della pandemia e trasmette il senso di distanza fisica,
l’isolamento e l’inefficienza del linguaggio. L’opera ha come protagonista una città immersa nel completo silenzio. All’inizio, gli abitanti cominciano a dimenticare le parole e a confondere i nomi degli oggetti (una mela diventa una pera, una pera diventa una tartaruga). Per i personaggi è sempre più difficile formulare frasi complete, fino a quando
non riescono a emettere nemmeno un suono.
Un’altra installazione che richiama le forme di un lampadario è Distance of the Moon (2024), un’interpretazione luminosa della conversazione tra Li e sua madre su Wechat durante la pandemia. Codificate sotto forma di luce, le parole e il loro significato sembrano essere persi per sempre, l’unica cosa che rimane sono dei segnali. L’ultimo lavoro in mostra, Stolen Time (2024), è composto da due orologi installati sui lati opposti della stessa parete che, come nella reception di un hotel, indicano i fusi orari di Shanghai e di Ginevra. L’orologio di Shanghai segna l’ora di partenza del volo per l’Europa che Shuang Li ha preso nel 2020, mentre quello di Ginevra l’ora del volo del suo ritorno in Cina dopo le restrizioni sui viaggi. Il tempo “rubato” rappresenta per l’artista la fine della pandemia anche se, dal punto di vista mentale e collettivo, le sue conseguenze sono ancora irrisolte. Note biografiche
Shuang Li (1990, Monti Wuyi, Cina) ha ottenuto il master in Media Studies all’Università di New York nel 2014. Attualmente vive e lavora tra Berlino e Ginevra.
Le mostre più recenti dell’artista includono: “I’m Not”, Swiss Institute, New York (2024); “Forever”, Peres Projects, Milano (2023); “Death Star”, Galeria Madragoa, Lisbona (2023); “nobody’s home”, Peres Projects, Berlino (2022); “Among Us”, Cherish, Ginevra (2021); “Exit Wound”, Callie’s, Berlino (2020); “I Want to Sleep More but by Your Side”, Peres Projects, Berlino (2020); “Intro to Civil War”, Open Forum, Berlino (2019); “If Only the Cloud Knows”, Sleepcenter, New York (2018); “Comment il s’appelle”, Lab 47, Pechino (2016).
Tra le mostre collettive più recenti: Biennale de l’Image en Mouvement 2024 (BIM’24): “A Cosmic Movie Camera”, Centre d’Art Contemporain Genève, Ginevra (2024); Whitney Biennial 2024: “Even Better Than the Real Thing”, Whitney Museum of American Art, New York (2024); Out of Place, Beijing Commune, Pechino (2024); “Paraventi”, Fondazione
Prada, Milano; “Cosmos Cinema”: The 14th Shanghai Biennale, Power Station of Art, Shanghai (2023); “Inner Voices and Exterior Visions”, Tate Modern, Londra (2023); RAM Highlights 2022: “The Good Life”, Rockbund Art Museum, Shanghai (2022); “The Milk of Dreams”, Biennale di Venezia (2022).

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