Con la mostra “Rara Avis” l’haute couture ha spiccato il volo a Roma, nel Parco Archeologico del Colosseo. Le Uccellerie Farnesiane, sul Palatino, ospitano infatti dal 24 aprile al 21 luglio, una raffinata mostra curata da Sofia Gnoli, organizzata e promossa dal Parco Archeologico del Colosseo, dove sono protagonisti abiti, accessori e bozzetti, provenienti dagli archivi delle più prestigiose maison del mondo, ispirati al mondo poetico dei volatili.
Il tema, raccontato dalla maestria artigianale delle case di moda e dalla creatività degli stilisti, trova la giusta collocazione nelle Uccellerie Farnesiane, uno dei luoghi più simbolici della Roma Rinascimentale e Barocca, incastonato negli Orti Farnesiani del Palatino, il primo giardino botanico del mondo, voluto nel XVI secolo dal cardinale Alessandro Farnese.
Il percorso della mostra si snoda all’interno dei padiglioni ed è suddiviso in tre sezioni: Il Mito, Caleidoscopiche Visioni e le Ali, irreAli, reAli, la Alata fantasia della mitica Anna Piaggi.
Abiti piumati e accessori-uccello fanno parte di un lessico allegorico dai molteplici significati, simbolo di contrastanti allusioni: paura, bellezza, prigione e libertà. Inquietanti o benevoli, comunque metaforici, gli uccelli fanno parte di un lessico delle apparenze sin dall’antichità. Come per Maat, dea della giustizia dell’Antico Egitto, spesso rappresentata con ali piumate, così come le Arpie della mitologia greca, mostruose creature con viso da donna e corpo da uccello. Pappagalli, aquile, struzzi e pavoni hanno incantato cavalieri e regine. Maria Antonietta venne soprannominata da suo fratello Joseph “Testa di piume”, per via delle sue acconciature altissime piene di uccellini imbalsamati e piccole gabbie, create dal suo parrucchiere personale Leonard. Qualche secolo dopo, Proust, in un passo della Recherche, trasfigurava la contessa di Guermantes in uccello del paradiso.
Così, tra le meraviglie esposte trova posto il maestoso abito-cigno bianco, in tulle spumoso completo di candide ali, firmato da Maria Grazia Chiuri per la collezione Cruise del 2022 di Dior. Ma anche l’abito Odile ispirato al Lago dei Cigni di Tchaikovsky, disegnato dal grande Alexander McQueen per la collezione Haute Couture Autunno/Inverno 1997 di Givenchy. Così come si fa notare l’abito nero ricoperto da una cascata variopinta di piume realizzato da Thierry Mugler per la sua collezione Haute Couture Autunno/Inverno del 1997, e il mini dress dorato ricoperto da grandi piume disegnato da Donatella Versace per Katy Perry, in occasione del Met Gala del 2018. Una speciale collocazione è stata riservata all’abito intitolato “Vittoria del colibrì” progettato da Tiziano Guardini dedicato al tema della sostenibilità, ispirato a una fiaba africana, realizzato con piume di seta Ahimsa, seta “non violenta”, e ricamato con piume dello stesso materiale, che attraverso una manuale plissettatura soleil, donano all’abito la tridimensionalità e l’effetto illusorio trompe l’oeil dell’animale. Inoltre l’intero abito è ricoperto da sottili foglie d’oro che lo trasformano in una lucente armatura.
Una sezione speciale è stata dedicata agli accessori “piumati” di Anna Piaggi, provenienti dalla sua collezione personale, tra cui spicca la borsa-gabbietta e canarini, e i cappelli di Schiaparelli e Philip Treacy.
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