Sfila a Parigi la dea di Dior Haute Couture Autunno/Inverno 2024-2025 omaggio ai Giochi Olimpici

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Avvolta in raffinati pepli di jersey di seta, sfila a Parigi la dea della maison Dior disegnata dalla sua direttrice creativa Maria Grazia Chiuri, che ha così voluto rendere omaggio a un evento che non accadeva a Parigi dal 1924, i Giochi Olimpici. E per la scenografia della sfilata della sua collezione svoltasi nel tendone del Musee Rodin, Chiuri ha voluto le opere dell’artista Faith Ringgold, scomparsa di recente, celebre per i suoi dipinti su mosaico e per i temi delle sue opere a sostegno dei diritti civili. A fare da sfondo al defilè Dior Haute Couture Autunno/Inverno 2024/2025, c’erano dunque 32 enormi pannelli decorati con mosaici di vetro e acrilici riciclati, che raffiguravano diverse figure di atleti impegnati nei loro sport.
Chiuri ha legato il tema dello sport a quello del corpo, da sempre al centro della couture di Dior, per sperimentare nuovi legami tra sportswear e alta moda, ma anche per celebrare tutte quelle atlete che dall’antichità a oggi hanno superato pregiudizi e ostacoli per avere spazio paritario nelle gare sportive. Un tema quello della difesa dei diritti delle donne, che Chiuri non dimentica mai.

La collezione parte dal peplo, antico ed eterno abito nato nella Grecia arcaica, da sempre riletto dai grandi sarti della storia per la sua capacità di modellare i corpi. Per poterlo rendere ancora più duttile, la stilista ha utilizzato un tessuto inusuale per l’alta moda, il jersey di seta, materiale nato un secolo fa, che solitamente viene lavorato a macchina per ottenere cuciture perfette altrimenti visibili se fatti a mano. Ripreso dai mosaici delle donne dell’Antica Grecia, il peplo è l’occasione per la stilista romana di sottolineare, come anche nello sport, ci fossero delle diseguaglianze. Per rendere più agili i movimenti, i 61 outfit non hanno rigidità e sotto hanno mostrato solo body e canotte.

La couture lavora sui corpi. Su quella singolarità che la rende territorio di riflessione, coreografia ogni volta irripetibile, Maria Grazia Chiuri, collega l’arrivo a Parigi dei Giochi (idea sacra di competizione). Una connessione che la spinge su quella forma primaria del vestire a lei cara che è il peplo, nel perimetro di una conquistata libertà politica dei corpi che agisce la collezione couture. Capace di plasmare i corpi e di esserne plasmata. Le pieghe ritornano in molti abiti: sono cucite o si aprono a seguire i movimenti. Insieme, il drappeggio, riferimento visuale alla statuaria classica, innerva la collezione negli abiti di lucente velluto di seta nera, nelle gonne di jacquard moiré trasformate dal tempo, in quei completi in cui il pantalone è svelato nell’incedere dalla gonna drappeggiata. Oppure, come negli abiti della dea, fermati su una spalla, svela canottiere metalliche trasparenti bordate di raso. Il costume sportivo è, in un’idea couture, ricoperto con foglie dorate o tempestato di micro-paillettes. Il rosso, “colore della vita” secondo Christian Dior, sublima
lo show, mentre l’accappatoio, ricamato con specchietti a mosaico, trasgredisce la sua funzione.
Questa collezione rappresenta per Chiuri una straordinaria occasione di intrecciare couture, sportswear, classicità, ribellione, l’energia collettiva, ma soprattutto valore politico del corpo femminile. Affermare il potere sperimentale e insieme riflessivo della ricerca che definisce le azioni dell’alta moda, e la sua capacità di ripensare le forme di un femminile simultaneamente delicato e potente. Capace di performare, seppur in maniera diversa, alla pari dell’uomo.

(Riproduzione riservata)

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