“La moda è diventata tutta un logo. Abbiamo marchi ovunque. Noi siamo diventati un marchio. Non c’é più una moda che rispecchia la personalità di chi la indossa. Con i ragazzi dell’Istituto Europeo di Designer ho scelto questo tema che loro hanno rappresentato liberamente, con rande attenzione alla nuova interpretazione dell’identità di genere”.
Parola di Michel Comte, l’artista internazionale dalla doppia vita come lui stesso ammise in una intervista dove rivelò “che di vite lui ne ha avute ben due, divise da un incidente assai serio”. La sua prima vita è stata solo da fotografo, la seconda anche da artista contemporaneo. Lo spartiacque tra l’una e l’altra, un incidente accadutogli nel 2010, quando viveva ancora a Los Angeles, nel quartiere di Bel Air. Aprendo in casa una grande scatola, un pezzo di metallo si spezzò e andò a frantumare le lenti dei suoi occhiali. E diverse schegge di vetro finirono nel suo occhio destro, facendogli perdere la vista. Sarebbe stato un doloroso dramma per chiunque, figuriamoci per un fotografo. Da quel dramma è uscito con molte operazioni che gli hanno fatto recuperare in parte la vista di quell’occhio.
Da allora Michel Comte è ancora uno dei più grandi fotografi di moda del mondo, ed riuscito ad essere pure un grande protagonista dell’arte contemporanea, con mostre in tante parti del mondo, Roma, Londra, New York, Tokyo. Un’arte, la sua, legata alla terra, che denuncia il declino ambientale e il cambiamento climatico, che esalta la potenza e la meraviglia della natura, come risultò anche da una grande mostra del 2017 a Milano, organizzata alla Triennale.
Le 10 installazioni, tra arte e moda, sono state presentate in occasione di Pitti Uomo al nuovo Polo delle Arti Digitali e Visive (ex Teatro dell’Oriuolo Firenze) in presenza di Michel Comte, di Riccardo Balbo, direttore accademico Gruppo IED e di Danilo Venturi, direttore IED Firenze. (Riproduzione riservata)