I due artisti statunitensi Lizzie Fitch e Ryan Trecartin, grazie al supporto della Fondazione Prada, portano la loro mostra It Waives Back”, da Prada Aoyama Tokyo, dal 24 ottobre al 13 gennaio 2025. Il sesto piano dell’edificio, progettato da Herzog & de Meuron, ospiterà la prima presentazione di questo progetto del duo di artisti per la loro prima esposizione anche in Giappone.
La mostra fa parte del lavoro cominciato nel 2016, quando Fitch | Trecartin hanno trasferito la loro residenza e il loro studio nelle campagne dell’Ohio. Il nucleo originario di lavori, dal titolo “Whether Line”, è stato commissionato da Fondazione Prada e presentato a Milano nel 2019 come un’ampia installazione multimediale. Il progetto espositivo comprendeva un film, articolate opere di animazione e un intervento di sound design che si estendeva su più edifici della Fondazione. Il film è ambientato nella proprietà in Ohio dove gli artisti hanno costruito strutture permanenti, tra cui un “fiume artificiale/trincea”, un vasto edificio rurale e una torre di guardia al centro del bosco alta circa 15 metri. Gli elementi distintivi di questo lavoro sono i concetti problematici di territorio e proprietà e il modo in cui influenzano le identità individuali.
Per la mostra a Tokyo, gli artisti hanno riesaminato centinaia di ore di filmati girati durante la realizzazione di “Whether Line”. Il processo di rielaborazione del proprio lavoro, già
affrontato in progetti precedenti, approfondisce la nozione di “versionhood”, secondo la quale molte verità possono coesistere nello stesso momento. In “Whether Line”, i personaggi, gli elementi narrativi e il tempo sono associati a un determinato luogo. Gli stessi concetti chiave sono sviluppati in “It Waives Back” dove i protagonisti occupano
simultaneamente diversi stati esistenziali, a livello simbolico e fisico. Le opere presentate utilizzano gli ambienti del gaming dal punto di vista concettuale, narrativo ed estetico per esplorare il potenziale generativo e i limiti delle strutture e dei sistemi sociali che si richiamano le dinamiche dei videogiochi. Per “It Waives Back” gli artisti presentano un’installazione di grandi dimensioni, due film e una serie di sculture. Lo sculptural theater, un ambiente abitabile dagli spettatori spesso presente nella pratica artistica di Fitch | Trecartin, assume le sembianze di uno spazio ibrido composto da una struttura in legno e una serra buia. Il gesto architettonico che ne deriva incorpora contrapposte nozioni di confine: dentro e fuori, spettatore e partecipante, tempo libero e lavoro. I due schermi su cui sono proiettati i film sono collocati sui due lati opposti della stessa parete, offrendo
molteplici punti di vista in cui i visitatori guardano e sono osservati. Ogni film in mostra approfondisce un aspetto chiave per gli artisti secondo due traiettorie distinte. In TITLE WAIVE il protagonista è il tempo. Le scene, girate a vari intervalli tra il 2017 e il 2024, indagano l’evoluzione continua dei personaggi, delle ambientazioni e delle immagini stesse. Il tempo svolge inoltre un “ruolo editoriale” plasmando il racconto e influenzando il montaggio del film. Questo processo mostra come le narrazioni mutevoli possano far collassare e reintegrare una sequenza temporale e mette in evidenza il modo nel quale gli artisti sperimentano la memoria e il tempo come “un insieme continuo e vivente”. L’altro film, Waives Back (Whether Line), combina filmati in live action con transizioni animate tra le diverse scene. Realizzate da Rhett LaRue, che collabora da molto tempo con Fitch | Trecartin, queste sequenze documentano i cambiamenti della tenuta in Ohio e le strutture permanenti per collocare le scene come elementi di una mappa piuttosto che come snodi all’interno di una trama. Il sound design ha un ruolo di primo piano in questo nuovo progetto. Il film è scandito da composizioni musicali, scritte da Trecartin e registrate
nell’agosto del 2024 ad Aspen in Colorado. Musica e performance dal vivo sono elementi fondamentali nei lavori di Fitch | Trecartin. Gli artisti utilizzano infatti software di produzione musicale digitale per creare, smantellare e riconfigurare un ampio spettro di tracce audio che sono spesso integrate nei loro sculptural theatres e film.
Una serie di sculture inedite completa la mostra “It Waives Back”. Queste “rappresentazioni plastiche” sono composte da piccoli gruppi di figure umane che rimandano a un immaginario fantascientifico. Concepite come personaggi o mascotte di un parco a tema, le sculture permettono al visitatore di connettersi a livello visivo e psicologico con le altre opere in mostra. Due elementi di grandi dimensioni, entrambi realizzati con tecniche costruttive diffuse in Ohio, sono ispirati a lapidi, monumenti commemorativi, attrazioni pubbliche e segnaletica da cantiere. Questi lavori esplorano il potenziale narrativo degli elementi urbani includendo a volte riflessioni oscure, ironiche e persino banali. Funzionano
concettualmente come “sottotitoli” dei due film in mostra svelandone
significati perduti o nascosti.
Note biografiche
Lizzie Fitch (1981, Bloomington, Indiana) e Ryan Trecartin (1981, Webster,
Texas) vivono e lavorano ad Athens in Ohio. Lavorano in stretta
collaborazione dal loro primo incontro alla Rhode Island School of Design
nel 2000. Le loro opere sono state esposte in numerose mostre
organizzate da importanti istituzioni internazionali come: Whitney Museum
of American Art, New York, Stati Uniti (2006); MoMA PS1, Long Island
City, Stati Uniti (2011); Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Francia
(2011-12); Biennale di Venezia, Italia (2013); KW Institute for
Contemporary Art, Berlino, Germania (2014-15), Astrup Fearnley Museet,
Oslo, Norvegia (2018) e Fondazione Prada, Milano, Italia (2019).
Lizzie Fitch e Ryan Trecartin sono conosciuti per la loro pratica
collaborativa che unisce video non lineari con installazioni immersive. Le
narrative stratificate e la logica drammaturgica che tende all’implosione
sono le caratteristiche distintive della loro produzione video. Gli attori
impersonano ruoli senza distinzione di genere e forme frammentate di
soggettività in un dirompente scontro tra reality TV ed espressioni
identitarie dei social media.
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