La mostra “Giorgio Armani: Milano, per Amore” nella Pinacoteca di Brera

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Gli abiti di Giorgio Armani dialogano con le opere di Piero della Francesca, di Andrea Mantegna, di Caravaggio, di Raffaello e dei grandi artisti italiani dal Medioevo al Rinascimento della Pinacoteca di Brera, che ospita, dal 24 settembre all’11 gennaio 2026, la mostra intitolata “Giorgio Armani: Milano, per Amore“, voluta dallo stilista scomparso il 4 settembre scorso, per celebrare 50 anni dalla fondazione della sua azienda.

“Una mostra può essere vista in due modi. Da una parte c’è il soddisfacimento immediato dell’ego del creatore. Dall’altra c’è il valore didattico, la testimonianza unica che puoi offrire al pubblico, ma soprattutto ai giovani creativi, attraverso la tua opera: una sensazione che dura e appaga. Ecco, io sono interessato a questo secondo aspetto” diceva Giorgio Armani (tratto dal libro autobiografico Per amore) che ha curato fino all’ultimo giorno la selezione degli abiti che sarebbero stati mostrati, in tutto 120.

E le immagini girate dai Tg nelle sale della Pinacoteca mostrano un Re Giorgio quasi in preghiera davanti al Cristo deposto del Mantegna. Chi lo ha visto negli ultimi giorni di vita soffermarsi a riflettere davanti alle grandi opere dei maestri italiani racconta di uno stilista quasi intimidito dalla grandiosità di certi dipinti. Un atteggiamento quasi umile di fronte a tanta arte. Così Re Giorgio, ha mostrato il lato umano della modestia, un sentimento che può appartenere solo a un grande creativo come lui. Vengono mostrati in tv anche i bozzetti dei suoi abiti tracciati a matita, che lo stilista avrebbe voluto far colorare proprio a quei giovani di cui si preoccupava negli ultimi giorni della sua vita.
Giorgio Armani ha più volte dichiarato il suo legame con Brera, il quartiere che aveva scelto per vivere e lavorare e di cui ammirava l’anima duplice, colta e insieme profondamente vitale, con il suo misto di eleganza e libertà artistica. Un rapporto profondo riconosciuto dall’Accademia di Belle Arti, che nel 1993 gli conferì il titolo accademico per la coerenza della sua ricerca di stile, e il rigore con cui ha saputo unire la funzione alla fantasia dell’invenzione.
“Giorgio Armani è stato una delle espressioni più alte della creatività italiana – ha detto Angelo Crespi, della Pinacoteca di Brera – che si è esplicata nell’essenzialità e nel rigore delle forme, un rigore che da estetico è diventato etico, cioè ha permeato il suo modo di vivere e di lavorare. E in questo Giorgio Armani rappresenta al massimo grado il carattere di Milano. Armani è anche l’espressione più tipica della cultura di Brera, luogo unico nel mondo dove da cinquecento anni si fa arte, ricerca e innovazione. Ed è per questo che già lo scorso anno ho creduto giusto e doveroso celebrare in Pinacoteca i cinquant’anni della maison con una mostra che ne esalta il talento assoluto e lo stile inimitabile”.
“La moda intesa come arte decorativa – ha aggiunto Chiara Rostagno, vicedirettrice della Pinacoteca di Brera – viene accolta a Brera. Sarà un unicum: un dialogo fra Giorgio Armani, il museo e il patrimonio artistico custodito, restituito attraverso una selezione di sue creazioni”.
Le 120 creazioni ripercorrono lo stile di Giorgio Armani re-immaginando il percorso della galleria d’arte. Storia pittorica e storia della moda invitano il visitatore a lasciarsi sorprendere da contrasti cromatici e materici. La selezione proviene da Armani/Archivio, che preserva e valorizza la visione di Giorgio Armani: un dizionario concettuale che racconta e definisce cinquant’anni di creatività, coerenza ed evoluzione, evidenziando il ruolo della moda nella costruzione e nella trasformazione degli immaginari estetici e culturali.
Trasmettere conoscenza attraverso l’esperienza diretta, consentendo di cogliere senza filtri la maestria dei grandi artisti, era e rimane il cuore della vocazione della Pinacoteca, inaugurata nel 1809 per sostenere la missione didattica dell’Accademia di Belle Arti, fondata nel 1776. L’esposizione delle creazioni di Giorgio Armani nelle sue sale, popolate da eccellenti espressioni artistiche, include per la prima volta in questa missione la moda, centrale per comprendere le società di ogni tempo.

Gli abiti raccontano la varietà di temi e codici che rendono il lavoro di Giorgio Armani inconfondibile: la rilettura della sartorialità; il senso unico della decorazione; la predilezione per i colori neutri ma mai piatti; l’amore per la ricchezza inaspettata di lavorazioni, trattamenti e ricami, segni di un estro misurato che si rivela poco a poco, e cambia la definizione stessa di sobrietà. I manichini, invisibili, lasciano che i corpi siano solo evocati dagli abiti, in continuità con i progetti espositivi realizzati in precedenza.
La mostra riunisce per la prima volta abiti esposti in precedenza da Armani/Silos e in altre sedi museali nel mondo, arricchendo la selezione di nuove scoperte tratte da Armani/Archivio.

Anche la sfilata della nuova collezione Giorgio Armani sarà ospitata il 28 settembre dalla Pinacoteca di Brera.

(Riproduzione riservata)

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