Gucci, marchio del Gruppo Kering – uno dei due giganti mondiali del lusso assieme al Gruppo LVMH – guidato da Francois Pinault, nel novembre 2022 aveva divorziato da Alessandro Michele, dopo quasi otto anni di successi e di fatturati quintuplicati, lasciando gli appassionati del marchio basiti. Cosa aveva fatto di sbagliato Alessandro Michele per provocare una così repentina fuoriuscita? Eppure aveva portato i conti di Gucci da 3,9 miliardi di euro di fatturato del 2015 quando era arrivato alla direzione creativa ereditando i successi di Tom Ford, fino ai 9,7 miliardi del 2021. Molti i giornalisti hanno scritto che Pinault e Michele erano arrivati alla rottura, dopo vari avvertimenti da parte del presidente del Gruppo Kering allo stilista, perché il designer non voleva voltare pagina con il suo stile, si sentiva un creativo libero da ogni imposizione dei manager e voleva continuare a proporre il suo mood fluido, anticonformista e senza regole.
E’ durato ancor meno il regno di Sabato De Sarno, arrivato appena due anni fa alla direzione creativa del marchio. Ieri è stato messo alla porta anche lui con un breve comunicato: “Gucci – si legge nella nota – annuncia oggi il termine della sua collaborazione con il direttore creativo Sabato De Sarno. La sfilata Autunno-Inverno 2025 che si terrà a Milano il prossimo 25 febbraio sarà presentata dall’ufficio creativo della maison. La nuova direzione artistica (creativa ndr) sarà annunciata in un secondo momento”.
“Vorrei esprimere – ha commentato nella stessa nota Stefano Cantino, ceo di Gucci -la mia profonda gratitudine a Sabato per la sua passione e dedizione a Gucci. Apprezzo sinceramente il modo in cui ha onorato, con profondo impegno, l’artigianalità e il patrimonio del marchio”.
“Ringrazio sinceramente Sabato per la sua lealtà e professionalità – ha aggiunto Francesca Bellettini, deputy ceo di Kering, e responsabile del brand development – Sono orgogliosa del lavoro che è stato svolto per rafforzare l’identità del marchio. Stefano e la nuova direzione artistica continueranno su queste basi a ridefinire la leadership creativa di Gucci e una sua crescita sostenibile”.
Eppure Sabato De Sarno era arrivato a 40 anni alla poltrona di Gucci che non si aspettava, pieno di buone intenzioni. Per lui era semplice. “Si tratta di tornare a far innamorare di nuovo la gente di Gucci” diceva appena arrivato. “La mia moda è fatta di dettagli e mi piace quando le persone lo notano”.
Adesso, commentando su Instagram Il suo addio a Gucci, lo stilista scrive con amarezza: “Non c’è progetto importante che succeda senza la passione, la testa e il cuore di persone straordinarie. Con queste voglio dire: ricordatevi sempre di sorridere. Perché è la misura del restare se stessi davanti a ogni opportunità e ogni sfida. Un grazie non basta forse. Ma il mio sorriso oggi è per voi”.
Eppure nel gennaio di due anni fa quando venne catapultato dalla Valentino a Gucci, sembrava essere caduto dal letto mentre lo sognava. “Sono un sognatore, ma non mi aspettavo questo” facendo intuire di sentire tutto il peso della responsabilità di andare a occupare la più ambita poltrona di direttore creativo del marchio parte di un gruppo da allora 10 miliardi di dollari di fatturato. Mamma mia che responsabilità, anche per uno come lui che dopo il diploma conseguito all’Istituto Secoli di Milano, aveva accumulato un curriculum niente male, con esperienze da Prada e da Dolce & Gabbana, e per 14 anni da Valentino dove era diventato assistente di Pierpaolo Piccioli. De Sarno è nell’industria della moda da 20 anni, ma prima di Gucci aveva sempre lavorato dietro le quinte. Eppure, appena arrivato, nonostante l’emozione e le paure lui, incoraggiava i membri del suo team a essere loro stessi: “So di essere il vostro direttore creativo, ma io sono Sabato e, appena venti giorni fa, ero ancora al vostro posto, quindi so cosa state pensando e perché non dite nulla. Mi rendo conto che avete paura, perché molte cose stanno per cambiare e vi sentite parte del passato di Gucci. Ma ora siete qui e, se lo siete, è perché siete la mia squadra e ho bisogno della vostra opinione”. In realtà i suoi alleati da Gucci erano Remo Macco, un veterano di Gucci che l’anno scorso è stato nominato direttore del design dello studio, e il direttore artistico Riccardo Zanola, con cui Sabato aveva lavorato da Valentino.
La sua prima sfilata sulle note di Ancora di Mina – in una versione firmata Mark Ronson, autore della colonna sonora del film di Greta Girwig, Barbie, una versione che di fatto ha rilanciato il brano del 1978. Ancora aveva dato anche il titolo alla sfilata.
De Sarno in questi due anni ha rivisitato il guardaroba di Gucci, proponendo tailleur e vestiti con shorts, molti capispalla in pelle, cappotti dal taglio essenziale, borse iconiche con dettagli nuovi. Ma il suo stile essenziale, perchè Sabato lo aveva ben definito, non ha a avuto evidentemente il successo sperato.
E’ comunque cosa certa, che l’era degli stilisti è stata definitivamente archiviata e sostituita già da anni dalla logica dei fatturati, che riesce a sostenere soltanto un asettico “uomo prodotto”. C’è da dire che il momento storico non è uno dei migliori per il lusso. Il Gruppo Kering sta facendo i conti come gli altri gruppi del lusso con cali delle vendite e diminuzioni di fatturati pesanti. Sabato De Sarno potrebbe essere dunque l’ennesima vittima sacrificale di questo sistema spietato che di fronte alle perdite di danaro non guarda in faccia nessun creativo.
Infatti, mentre nel regno di Alessandro Michele da Gucci il fatturato era lievitato fino a 9,7 miliardi del 2021, con Sabato c’era stata una flessione notevole dei conti della griffe verso il basso. In realtà la flessione del settore fashion & luxury nel terzo trimestre 2024 aveva pesato sui risultati di tutti i marchi del Gruppo Kering. Il fatturato del gruppo del lusso francese è scivolato del 15% nel periodo, passando in dodici mesi da 4,46 miliardi a 3,78 miliardi di euro. Nei primi nove mesi del 2024, il fatturato era diminuito del 12% a 12,8 miliardi. Le entrate di Gucci sono scese del 26% anno su anno da 2,21 a 1,64 miliardi. La griffe è stata particolarmente colpita dalle condizioni di mercato, soprattutto in Asia-Pacifico.
Anche Saint Laurent ha riportato una diminuzione delle vendite del 13% a 670 milioni di euro, ma sta arricchendo le sue linee di pelletteria e numerosi lanci di prodotti sono previsti entro la fine dell’anno. Ha mostra invece segnali di ripresa Bottega Veneta, in crescita del 4% a 397 milioni grazie alla crescita double-digit in Nord America e in Europa occidentale.
Ricordiamo che anche gli altri gruppi del lusso, da Richemont a LVMH non hanno avuto grandi performance nell’ultimo trimestre del 2024, a cui si sono aggiunti i drastici rallentamenti all’inizio dell’anno. Tuttavia alcuni dei loro marchi come Cartier e Louis Vuitton hanno un appeal più forte nel target del lusso. I risultati di Kering saranno annunciati martedì 11 giugno.
Infine, Sabato De Sarno va ad aggiungersi alla lunga lista di direttori creativi licenziati dalle maison. Tra quelli più recenti John Galliano da Maison Margiela, Kim Jones da Dior Homme, Daniel Lee Berry da Burberry, Pierpaolo Piccioli da Valentino.
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