Se oggi fosse ancora vivo, Gianni Versace, il genio della moda del secolo degli stilisti, ucciso da un killer il 15 luglio 1997 davanti alla sua villa a Miami Beach, compirebbe 78 anni. Il suo ricordo è più vivo che mai, rinnovato nell’omaggio stilistico della sorella Donatella, che continua a disegnare il marchio, e nella storia di famiglia struggente raccontata da Santo Versace, nel suo libro “Fratelli”. Ma Gianni Versace è ancora presente anche nella moda contemporanea, perché il suo stile ha trasformato il guardaroba femminile, ed è tuttora fonte d’ispirazione per molti creatori.
Il libro di Santo Versace racconta di una famiglia calabrese, il cui cognome divenne sinonimo di lusso tra la metà degli anni ’70 e la fine degli anni ’90, grazie alla genialità di Gianni Versace. Fu colui che rese sensuali ed eleganti le donne. Il visionario che creò le supermodelle segnando per sempre l’immaginario collettivo sulla bellezza femminile, influenzando il cambiamento dei canoni estetici, con le sue statuarie top model, che lui stesso ha inventato, utilizzando le sue campagne firmate dai più grandi fotografi dei nostri tempi, da Richard Avedon, con cui inaugurò un sodalizio nel 1979, a Helmut Newton, senza dimenticare Herbs Ritts, Bruce Weber e Steven Meisel. Per lui hanno sfilato e sono apparse nelle campagne pubblicitarie della maison Linda Evangelista, Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Yasmeen Ghauri, Christy Turlington, Stephanie Seymour, Cindy Crawford, Helena Christensen, Nadja Auermann, Carla Bruni, Kate Moss e Karen Mulder.
Gianni fu l’uomo che ebbe il coraggio di dichiarare la propria omosessualità in tempi in cui la vita dei gay era ancora per molti versi difficile. Secondo Santo Versace, suo fratello era stato molto coraggioso a dichiarare pubblicamente di essere gay nel 1995, in un’intervista con il mensile della comunità gay americana The Advocate.
Così, dopo qualche anno dopo la morte di Gianni, nel luglio 2011, Santo, divenuto deputato del Popolo della Libertà, arruolato da Berlusconi nel 2008, si batté per la legge sull’omofobia. “Ci fu la discussione sul disegno di legge che avrebbe dovuto introdurre l’aggravante di omofobia nel codice penale. Venne affossato. Io mi ribellai. In aula fui l’unico deputato della maggioranza a farlo” ricorda amareggiato. Finì la legislatura nel gruppo misto. “Non mi sono più candidato. E’ stata un’esperienza deludente”.
Il viaggio personale di Santo con il fratello Gianni, era cominciato a Reggio Calabria e proseguito a Milano. “Per aiutare Gianni a realizzare il suo sogno presi in mano la situazione e cominciai a impostare la Gianni Versace a tavolino” ricorda Santo, che laureatosi in Economia e Commercio all’Università di Messina, aveva le idee chiare su come amministrare e far crescere un’azienda. “Investimmo una cifra che oggi fa ridere, venti milioni di lire, diecimila euro attuali” rivela. I due fratelli arrivarono a Milano nei primi anni Settanta e dopo furono raggiunti anche da Donatella. La strada di Gianni era segnata e per loro cominciò un periodo d’oro. Gianni era il creativo, Santo il manager, la mente.
Santo Versace è nato a Reggio Calabria il 16 dicembre 1944. Dopo la laurea in Economia e Commercio, aveva lavorato in una banca. In seguito aveva praticato la professione di commercialista. Nel 1976 si era trasferito a Milano per lavorare accanto al fratello Gianni. Insieme fondarono la Gianni Versace. Eletto alle elezioni politiche del 2008, è stato deputato parlamentare per tutta la XVI legislatura. Fondatore di Altagamma, associazione che riunisce i più importanti brand italiani, Versace è stato anche presidente della Camera della Moda. Ma nel settembre 2018 l’azienda Versace è stata acquisita interamente (80% della famiglia Versace e il 20% di Blackstone) dallo stilista e imprenditore americano Michael Kors per 1,83 miliardi di euro (2,12 miliardi di dollari). Santo oggi è quindi fuori dalla moda. E’ presidente della Fondazione che porta il suo nome e conduce assieme a sua moglie Francesca molte attività di solidarietà. Donatella continua ad essere la direttrice creativa della Versace. Sua figlia Allegra si occupa delle campagne pubblicitarie.
Giovanni Maria Versace, chiamato semplicemente Gianni, nato a Reggio Calabria il 2 dicembre 1946, era di due anni più piccolo di Santo. Lui era innamorato della moda da sempre. La sua forte estetica si svelerà più tardi nelle sue stampe psichedeliche e negli omaggi ironici e seriali alla pop art, nelle sensuali declinazioni bondage e negli stimoli teatrali. Tutto richiamava la Magna Grecia, le origini, che Gianni alternava e fondeva con gli amati riferimenti al barocco. Il suo senso del colore era pieno.
“La moda per me deve pietrificare, come lo sguardo della Medusa” soleva dire il grande stilista. Ma le sue creazioni s’ imponevano anche per la loro alta carica erotica. Gianni Versace con la sua visione ha cambiato l’estetica di un’epoca. i suoi abiti lasciavano intuire la cultura, l’immaginazione, il sogno, di un uomo che amava l’arte, la musica, la storia, che non lascia spazio alla modestia. Una moda che era il tripudio di stampe e di colori, di greche e di foglie d’acanto, in un mix di barocco, rock e Magna Grecia, uno stile assolutamente spregiudicato per quei decenni.
Del resto, Gianni, era nato nel cuore di quella Magna Grecia, una terra e una cultura, che fu una presenza costante in tutta la sua vita dedicata alla moda. A quella moda che aveva amato fin da bambino, visto che sua madre Francesca era una sarta. Lui, nascosto da una pesante tenda di velluto, spiava sua madre alle prese con aghi e forbici, taglio e cucito, preferendo alla scuola le ore trascorse tra i tessuti degli scaffali della sartoria. Disegnava e imparava da sua madre. Sperimentava le sue prime creazioni addosso alla sua modella preferita, l’adorata sorella minore Donatella, complice del suo genio e musa del suo genio stilistico. Lui era lo sperimentatore della casa, che metteva il suo estro nella boutique Elle, che la madre aveva affiancato al suo atelier. “Reggio – dichiarò in un’intervista – è il regno dove è cominciata la favola della mia vita: la sartoria di mia madre, la boutique d’Alta Moda. Il luogo dove, da piccolo, cominciai ad apprezzare l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide, dove ho cominciato a respirare l’arte della Magna Grecia”.
Nelle vetrine di via Tommaso Gulli arrivarono le creazioni di Genny, della Callaghan di Walter Albini, di Chloé disegnata da Karl Lagerfeld, stilista adorato da Gianni.
Ma il genio di Gianni Versace non poteva restare confinato a Reggio Calabria, per cui nel 1972 si trasferì a Milano, dove cominciò a farsi notare subito tra gli addetti ai lavori, disegnando alcune collezioni per quei marchi che già aveva ospitato nel suo negozio. Così’ disegno Genny ma anche Callaghan, Alma e Complice, marchio per il quale aveva disegnato la prima collezione a suo nome di abiti in pelle nel 1975. Milano si stava trasformando nella capitale della moda. Gianni Versace era pronto a far esplodere il suo stile colto e sensuale. Nel 1976, con il fratello Santo che lasciò lo studio di commercialista a Reggio Calabria e lo raggiunse nel capoluogo lombardo, diedero vita alla maison Versace, che debuttò nel 1978 con una sfilata memorabile a Palazzo della Permanente. Ai fratelli Versace, dopo la laurea in lingue a Firenze, si aggiunse anche Donatella, a cui affidarono il ruolo di occuparsi delle pubbliche relazioni e delle celebrities.
Fu così che il marchio della Medusa, scelto come simbolo della maison perché sottolineava le origini meridionali della famiglia, rifacendosi al mitologico carattere seduttivo della Gorgone, divenne leggenda. La sua storia era segnata. La moda di Gianni era votata alla spettacolarità. Amava il teatro. Disegnò infatti, nell’ambito della stagione di balletto 1981/82 del Teatro alla Scala di Milano, i costumi per Josephslegende di Richard Strauss (la cui scenografia è curata da Luigi Veronesi). Nel 1983 crea i costumi per il Lieb und Leid di Gustav Mahler, e il suo nome è protagonista a È Design, presso il Padiglione d’arte contemporanea di Milano, dove espone una sintesi delle sue ricerche tecnologiche nel campo della moda. Durante l’anno successivo, nel 1984, definì i costumi per il Don Pasquale di Gaetano Donizetti e per il Dyonisos, diretto da Maurice Béjart al Piccolo Teatro di Milano, in questa occasione viene preparata una triptych danse in onore del lancio del profumo Versace l’Homme. A Parigi, in occasione della presentazione europea del profumo, alla mostra di arte contemporanea vengono esposti lavori di artisti internazionali legati al nome di Versace, e allo stile della sua moda. I giovani sono sempre stati fonti di ispirazione per Gianni Versace: infatti nel 1983 lo stilista è invitato al Victoria and Albert Museum di Londra per intervenire a una conferenza sul suo stile, per parlare a un vasto gruppo di studenti e presentare la mostra Arte e Moda.
I suoi abiti vestirono le più belle donne dell’epoca, principesse come Lady Diana che trasformò con il suo stile unico, e le grandi star della musica come Elton John e la regina della pop music Madonna, testimonial di tre delle sue campagne pubblicitarie (la prima volta fotografata da Steven Meisel, le successive da Mario Testino). Assieme alla sorella Donatella con l’aiuto di Nadia Cassini, invitarono a sfilare per loro perfino il celebre rapper Tupac Shakur, nell’estate del 1996 durante la fashion week a Milano. Tupac accettò l’invito e il 29 giugno 1996 sfilò per Versace in Via Gesù. Ma il suo destino era tracciato come quello di Gianni. Il musicista venne ucciso anche lui, giovanissimo, aveva appena 25 anni. La sua morte avvenne pochi mesi dopo la sfilata. Fu freddato da un killer a Las Vegas. Un anno dopo lo stesso destino toccò a Gianni. Del suo assassinio venne accusato Andrew Cunanan, tossicodipendente di origini italo-filippine, dedito alla prostituzione omosessuale, sospettato di aver ucciso in precedenza altre persone e per questo da tempo ricercato. Venne catturato e freddato su un barcone di Miami Beach dalla polizia.
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