Il papato di Francesco (dal 13 marzo 2013 al 21 aprile 2025) sarà ricordato dai posteri come il pontefice che ha attraversato uno dei momenti più difficili dell’era contemporanea. Funestato da pericolosi conflitti in tutti gli angoli del pianeta, genocidi, una pandemia mondiale, che a causa del Coronavirus ha ucciso milioni di persone, crisi energetiche, difficili decisioni da prendere da parte dei governi per via del cambiamento climatico e dell’inquinamento.
Eppure, Francesco, con un seguito di 50 milioni di followers sui social, con la sua carica umana, la sua comunicativa, ma soprattutto con la sua semplicità, che lo avvicinava alla gente, è stato e sarà ricordato come il pontefice delle folle, dei poveri, degli ultimi. Un uomo semplice, che spesso sfuggiva ai controlli del Vaticano e usciva solo camminando a piedi ed entrando nei negozi, come una persona normale. Un papa che telefonava direttamente a coloro che gli scrivevano chiedendogli aiuto o una preghiera.
Il suo è stato un pontificato da “servo di Dio“. Ma oggi ai suoi funerali a piazza San Pietro è stato omaggiato, suo malgrado, come il Re dei Re, con la presenza di tutti i potenti della terra: 220 cardinali, 750 vescovi, 50 teste coronate, 100 capi di stato, 2700 giornalisti da tutto il mondo.
Il rito funebre celebrato sul sagrato della basilica di San Pietro dal Decano del Collegio cardinalizio Giovanni Battista Re. Una folla assiepata in tutta la piazza e le vie laterali della basilica, e lungo il tragitto da piazza San Pietro fino a Santa Maria Maggiore, di oltre 400mila persone, venute da ogni dove, dall’Italia e dall’estero. Dodici sovrani in carica, due principi ereditari, fra cui William d’Inghilterra, 14 capi di governo, sei vice capi di Stato, tre vice primi ministri, sette presidenti di parlamento, tredici ministri degli Esteri e 17 ministri con altri portafogli.
Tante le teste coronate. Presente il Re Felipe di Spagna con la Regina Letizia; per la famiglia Reale norvegese, in rappresentanza del re Harald di Norvegia e della regina Sonja (ricoverata in ospedale per problemi respiratori) erano presenti il principe ereditario Haakon con la moglie, la principessa Mette Marit. L’Italia di sangue blu era rappresentata dai due cugini dei due rami di Casa Savoia, il principe Aimone di Savoia Aosta con sua moglie, la principessa Olga di Grecia, e il principe Emanuele Filiberto di Savoia, seduto vicino al principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie.
Per la Danimarca in rappresentanza della Casa Reale danese c’era invece la regina Mary, arrivata da sola. Re Frederik infatti, reduce da un viaggio in Giappone, presto si recherà in Groenlandia con il Primo Ministro della Groenlandia, Jens-Frederik Nielsen. Per la Svezia, ecco re Carl Gustav e la regina Silvia. Dal Principato di Monaco sono arrivati il principe Alberto con la moglie Charlene, anche lei con il velo di pizzo. A rappresentare il mondo arabo Re Abdullah e la regina Rania di Giordania che portava la mantiglia sul capo come le altre teste coronate. Il rapporto tra Papa Francesco e la casa reale hashemita è nato per costruire ponti tra fedi, culture e popoli. Presenti anche il Granduca Henri e la Granduchessa Maria Teresa del Lussemburgo, alla guida di una delle monarchie cattoliche d’Europa, oltre a Re Filippo e la regina Mathilde del Belgio che avevano uno stretto rapporto con Papa Francesco.
Ma l’ultimo miracolo di Francesco è stata la presenza delle figure politiche chiave che potrebbero ristabilire la pace nel mondo. Dal presedente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, per la prima volta in completo scuro, non una giacca ma un giubbotto, anzichè i soliti capi da combattimento, al presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, l’unico vestito di azzurro in tanto nero, accompagnato dalla sua affascinante moglie Melania, in black dress, mantiglia di pizzo sul capo e tacchi a spillo 12 centimetri, forse un tantino esagerati, comunque poco adatti alla sacralità dell’evento e soprattutto ai pavimenti di marmo scivolosi. I due capi di stato, Zelenski e Trump sono stati fatti sedere uno di fronte all’altro all’interno del Vaticano per uno scambio, “testa a testa”, di cui si sa poco. Ma l’incontro è altamente simbolico, e sembra essere stato un “capolavoro della diplomazia vaticana”. Tra i leader, presenti anche il presidente francese Emanuelle Macron; la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha stretto la mano a Trump scambiando un breve colloquio con lui prima delle esequie; il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva, il presidente dell’Argentina, paese natale di Francesco, Javier Milei. Tra i presenti alle esequie anche nostra premier Giorga Meloni, che indossava un completo nero, capelli raccolti e occhiali scuri. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in completo nero con camicia bianca, accompagnato dalla figlia Laura, che indossava una gonna nera, décolleté e velo nero di pizzo sul capo.
La semplicità ha guidato Papa Francesco anche nella scelta dei dettagli del suo funerale: dalla indicazione di chiuderlo in una bara di legno semplice, rifiutando il catafalco di tre bare (di cipresso, piombo e rovere). Fino a Benedetto XVI le bare erano: la cassa di legno di cipresso veniva legata con nastri rossi con impressi i sigilli della Camera apostolica, della Prefettura, delle Celebrazioni e del Capitolo vaticano, veniva poi calata in una cassa zincata e poi in un’altra di legno di noce o rovere con gli stessi sigilli. Sopra vanno la croce e lo stemma del pontefice defunto. All’interno della bara viene messa una “borsa con le monete” coniate durante il pontificato, medaglie d’argento e di bronzo che simboleggiano gli anni di servizio. Nella bara va anche un tubo di metallo con all’interno il Rogito, redatto dal maestro delle cerimonie, che racconta la vita del Papa. A presiedere a questo è stato il camerlengo, il cardinale Kevin Joseph Farell. Prima della chiusura della bara, il volto di Papa Francesco è stato coperto da un velo di seta bianca.
Le spoglie di Francesco sono state mostrato ai fedeli per tre giorni giorni. Tutti hanno notato che ai piedi il pontefice aveva le sue solite scarpe nere ortopediche, consumate, non le babbucce papali che prevede la tradizione.
Infine, la scelta di essere sepolto a Santa Maria Maggiore, anziché nella basilica di San Pietro come gli altri papi che lo hanno preceduto. Il suo ultimo viaggio prima di essere sepolto a bordo della “Papamobile”, come per una uscita domenicale su piazza San Pietro. L’ultimo viaggio, il tragitto da San Pietro a Santa Maria Maggiore, passando per Corso Vittorio Veneto, piazza Venezia, attorno al Colosseo, a via Labicana, fino a largo Santa Maria Maggiore, salutato da 150mila fedeli, assiepati sui marciapiedi, affacciati alle finestre, ai balconi, per l’ultimo saluto al papa della gente.
La scelta della tomba, rivela il cardinale Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore di Santa Maria Maggiore, “è stata ispirata dalla Madonna a papa Bergoglio”. La tomba, preparata secondo le volontà del Pontefice, si trova nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza, accanto all’altare di San Francesco. E’ stata realizzata in marmo ligure con la sola iscrizione ‘Franciscus’ e la riproduzione della sua croce pettorale. “La prima volta che proposi al Papa di essere tumulato qui è stato il 13 maggio 2022, vista la sua devozione a Maria Salus Populi Romani – ha rivelato l’arciprete -. In quell’occasione, il Pontefice venne ad esaminare alcune proposte per un intervento di restauro nella Cappella Paolina. Mi rispose subito “no”, dicendomi che i Papi devono essere sepolti nella Basilica di San Pietro”. A Makrickas, però, la settimana dopo arrivò una telefonata. “Era il Papa – ha raccontato il cardinale -. Mi riportò queste parole: ‘La Madonna mi ha detto: ‘Preparati la tomba’. E aggiunse: ‘Sono felice che Maria non si sia dimenticata di me e mi abbia chiesto di cercare un posto dove essere sepolto’. Per poi specificare di non voler essere tumulato nella Cappella Paolina, perché è il luogo dov’è esposto il Santissimo ed è dedicato alla Madonna. “Le persone devono venerare Cristo e la Vergine, non guardare la tomba” mi disse il Papa”.
Filippo Sorcinelli con LAVS, il suo atelier di vesti sacre, da più di 20 anni collabora con l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice e ha lavorato per papa Francesco fin dai primi giorni del suo pontificato, creando le vesti sacre per la Messa di Inizio Ministero trasmessa in mondovisione. Successivamente Sorcinelli e il suo team hanno progettato numerose altre vesti per Francesco per varie celebrazioni nella Basilica di San Pietro e per alcuni viaggi Apostolici, tra cui da ultimo quello in Indonesia.
Per la sepoltura di Papa Francesco, così come avvenne per Papa Benedetto XVI, è stata scelta una mitra di Filippo Sorcinelli, realizzata per le passate celebrazioni liturgiche del pontefice. In lamina di seta bianca, è bordata con una passamaneria tradizionale oro, in osservanza delle regole liturgiche per le sepolture dei papi.
“Papa Francesco – commenta Sorcinelli – è stato un uomo sorprendente e coerente per la scelta, non rivoluzionaria, di una sobrietà di linguaggio e di presenza. Ha applicato in maniera personale quello che già il Concilio Vaticano II aveva delineato: l’idea di ‘nobile semplicità’. Nel mio intervento stilistico per Papa Francesco, ho tenuto conto della sua provenienza geografica lontana dalle liturgie europee fortemente radicate sul solco della tradizione, e ho avuto l’intuizione che il periodo storico di riferimento per ispirarsi alle sue vesti sacre potesse essere quello medievale e in particolare degli affreschi di Giotto. Era la strada più giusta da percorrere, e credo che il pontefice abbia apprezzato. Non a caso questo stile è diventato di ispirazione e imitazione per tanti altri miei colleghi che producono paramenti sacri. Con Papa Francesco ricordo una Chiesa in cammino forzato, talvolta provocatorio, nuovo e con una prospettiva ancora sconosciuta. Sicuramente la sua morte non lascerà un’impronta, ma una grande cicatrice dove all’interno ci sono tanti valori e tante necessità su cui lavorare e discutere. Sono felice di aver potuto contribuire a questo, ma al tempo stesso la mia vita è messa in discussione. Credo sia arrivato anche per me un momento di profondo cambiamento. È bello lasciare un messaggio e guardare oltre quando la festa è ancora in corso”.
ATELIER LAVS – LAVS è l’acronimo di Laboratorio Atelier Vesti Sacre, ma anche Lode, in latino, che l’uomo rende a Dio attraverso l’opera delle proprie mani. Con sede a Santarcangelo di Romagna, l’atelier si occupa dello studio, della progettazione e della realizzazione di vesti sacre, di suppellettili ed accessori per la sacra liturgia cattolica. L’avventura di LAVS ha inizio a Mondolfo, piccolo borgo incantato nella provincia di Pesaro Urbino, dove Filippo Sorcinelli nasce nel 1975. La sua forte fascinazione per il sacro inizia già da bambino quando, frequentando la chiesa di paese, rimane ammaliato dai paramenti che vi erano custoditi e dal suono dell’organo.
Oltre all’Atelier a Santarcangelo di Romagna, LAVS ha due store uno a Roma in Borgo Vittorio, a pochi passi dalla Città del Vaticano e un altro ad Assisi.
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