A Parigi Schiaparelli apre la settimana dell’alta moda con il suo Ritorno al Passato

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Con “Ritorno al passato”, la collezione Fall/Winter 2025/26 di Schiaparelli, disegnata dal direttore creativo, Daniel Roseberry, apre la fashion week dell’alta moda parigina, rileggendo i codici dell’archivio della maison, re-interpretandoli con uno slancio sartoriale contemporaneo. Nel giugno del 1940, Elsa Schiaparelli lasciò Parigi, città che lei, nata a Roma, amava profondamente e che considerava casa, per imbarcarsi su una nave diretta a New York. Quell’addio alla Francia segnò la fine di un’epoca rivoluzionaria nella storia della moda.

Nel primo ventennio del secolo scorso, due donne avevano rivoluzionato non solo il guardaroba femminile, modificando il significato stesso della moda. La prima di queste pioniere fu Gabrielle Chanel, che liberò le donne dal corsetto e le vestì con il jersey che aderiva delicatamente al corpo. Inoltre, diede vita a un’iconografia, ciò che oggi definiamo codici, elementi distintivi e motivi riconoscibili che costituiscono il linguaggio del brand e permettono di identificare immediatamente un abito o una borsa come appartenenti ad una specifica maison.
E poi c’era Elsa Schiaparelli, la cui rivoluzione fu meno tangibile e più concettuale. Mise in discussione e sfidò la stessa definizione di moda. Mentre Chanel si concentrava sull’utilità e la praticità dei vestiti per le donne, Elsa s’interrogava su cosa la moda potesse realmente diventare. Un abito poteva trasformarsi in un’opera d’arte? In che modo la moda poteva dialogare con l’arte? E come l’arte poteva influenzare e raccontare la moda? Da quel momento, la moda non sarebbe mai stata più la stessa.
“A posteriori – spiega Roseberry – gli anni che precedettero la temporanea fuga di Elsa da Parigi rappresentarono un apice di eleganza, ma anche l’alba dell’era moderna della guerra. Due realtà opposte, che coesistevano miracolosamente nella stessa città, nello stesso tempo. Questa collezione è un omaggio a quel periodo, in cui vita e arte si trovavano sull’orlo di un cambiamento radicale: al crepuscolo dell’eleganza e alla fine del mondo così come lo conoscevamo. Interamente concepita in bianco e nero, ho voluto che questa collezione sollevasse una domanda: è davvero possibile sfumare il confine tra passato e futuro? Se privassi questi capi del colore e di ogni traccia di modernità e mi concentrassi ossessivamente sul passato, potrei forse creare una collezione che sembri nata nel futuro? Le consuete impronte del modernismo sono scomparse. Ciò che rimane è un’essenza pura, un ritorno ai principi fondamentali che, proprio per questo, risultano profondamente rivoluzionari. Propongo un mondo senza schermi, senza intelligenza artificiale, senza tecnologia — un mondo antico, ma al contempo post-futurista. Forse queste due dimensioni coincidono. Se la scorsa stagione puntava a rendere moderno il barocco, questa stagione ribalta gli archivi per farli sembrare futuristici”.

Accanto a una nuova palette, questa collezione inaugura una rinnovata esplorazione delle silhouette. Spariscono le celebri linee corsetto di Schiaparelli, vengono sostituite da una drammaticità inedita che modella vita e fianchi attraverso tecniche sorprendenti, regalando a chi indossa questi capi un perfetto equilibrio tra intensità e raffinata naturalezza.
Anche i celebri codici della maison vengono reinterpretati. Nella sartoria si celano le iconografie del buco della serratura e dell’anatomia, rielaborate attraverso elementi in ceramica realizzati a mano che evocano il passato. I foulard sono ricamati con metri da sarta e pois svizzeri in filo di seta, lavorati con tecniche risalenti all’epoca di Elsa.
L’intero show è stato concepito come un trompe-l’œil surrealista, dal trucco ai tessuti, che spaziano dalla lana Donegal ai satin lucenti. La collezione presenta completi da sera con gonne al ginocchio e giacche ricamate con fili d’argento e neri iridescenti. Sfila anche la giacca Elsa, un capo dalle spalle marcate che richiama i lavori d’archivio, reinterpretato sia nel taglio sia nei tessuti in lana. Compaiono inoltre abiti da sera tagliati in sbieco, per proporre un nuovo linguaggio della sera che non si affida a corsetti o capi contenitivi.
E poi ci sono i pezzi di fantasia. L’iconico mantello Apollo, riletto come
un’imponente cascata di bijoux in diamanté, composta da tre strati di esplosioni stellari in metallo galvanizzato in diverse sfumature di nero, canna di fucile e argento satinato. Un abito in tulle “Squiggles and Wiggles”, arricchito da ricami 3D a forma di conchiglia su un soffice strato di organza di seta bianca, accompagnato da un parasole in organza di seta nera. Giacche e cappotti ispirati al matador, decorati con perle barocche, macchie leopardate metalliche, perline in black jet, tutti elementi che richiamano i codici distintivi della maison- Infine, ritorna il ricamo “Eyes Wide Open”: un abito decorato con un’iride dipinta a mano, incastonata in Cabochon di resina, impreziosita da ciglia e palpebre in filato metallico, e completata da uno strascico a cascata in tulle di seta.

Nel gennaio del 1941, Elsa fece un breve ritorno a Parigi nonostante la guerra, facendo prima tappa in Portogallo, dove consegnò 13.000 capsule di vitamine al ministro francese di Lisbona per conto dell’American French War Relief. Nel maggio dello stesso anno, volò nuovamente a New York, ricongiungendosi con molti dei suoi amici e connazionali surrealisti che avevano trovato rifugio lì.

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