Ermanno Scervino e le cartoline da Anacapri

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Con la collezione per la Primavera/Estate 2026, Ermanno Scervino racconta una moltitudine di figure femminili. Turiste uscite da una cartolina di Anacapri, esploratrici urbane, figure nate per muoversi tra i luoghi del Mediterraneo, nomadi, disegnate con l’indaco, novelle Dominique Sanda ma anche Veruschka.
L’atmosfera della collezione è di luce piena e ombra netta, di vuoti importanti quanto i pieni, di superfici aperte alle trasparenze. Il pizzo e l’uncinetto si muovono come garze intrecciate su una terrazza assolata. I trafori nei tessuti, i disegni a cordoncino, i cristalli applicati in trame geometriche ricordano maioliche, brillanti e irregolari.
Anche la materia partecipa a questo equilibrio: trova nuove forme grazie alla tecnologia.
Lo chiffon, lavorato a strati con un’antica tecnica detta “a petalo d’iris”, conserva la sua
leggerezza e trasparenza ma acquisisce una struttura inattesa, fino a diventare un tessuto da blazer. È ancora chiffon, ma è diventato qualcosa che prima non esisteva. Allo stesso modo, la nappa impalpabile e leggerissima plissettata in forme irregolari mantiene la sua lucentezza originaria.
I colori tracciano una mappa: blu saturi, sabbie calde, gesso, azzurri scoloriti dal sole e
l’arancio vivo di certe ceramiche o degli agrumi. C’è una misura preziosa, fatta di tonalità
calibrate.
Gli accessori riflettono lo stesso equilibrio tra artigianalità e sperimentazione che attraversa l’intera collezione. Le borse alternano paglia intrecciata, cannucce di bambù, uncinetto, rafia, suede e pelle. Alcune con ricami preziosi, quasi d’altri tempi; altre evocano sacche da esploratore o la morbidezza dei cuscini di una residenza mediterranea.
Flip-flop con suole di pizzo, zeppe in sughero, mocassini frangiati, sandali verniciati o
ricamati: le scarpe alleggeriscono, smorzano il rigore e introducono una impalpabile
leggerezza.

(Riproduzione riservata)

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