Valentino e la visione bohemien di Alessandro Michele

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La sala in Avenue de la Porte Châtillon, dove si svolge la sfilata parigina della collezione ready-to-wear per la Primavera/Estate 2025 di Valentino, Pavillon des Follies, che segna il debutto di Alessandro Michele alla direzione creativa della maison, sembra un cafè chantan spettrale e abbandonato. Le lampade e i mobili sono coperti da lenzuola bianche. Il pavimento è una lastra specchiata frantumata dal calpestio degli umani di un tempo lontano. Ai tavoli posti nella penombra arrivano gli invitati eccellenti, ma i loro volti vengono oscurati nella sala, subito dopo gli scatti di rito pre-sfilata, perchè anche loro sembrino fantasmi, come devono apparire modelle e modelli.

Seduti ai tavolini ci sono sir Elton John, Paolo Sorrentino, Jared Leto (che ha sempre lo stesso look di Alessandro Michele, capelli lunghi baffi e barba, tanto da sembrare fratelli), Cara Bruni Sarkozy, Valeria Bruni Tedeschi, Alessandro Borghi, Damiano David, Valeria Golino, i fratelli d’Innocenzo, Carla Bruni, Emma Marrone, Lorenzo Zurzolo, Harry Styles, Florence Welch e molti altri.

Comincia una musica che crea un’atmosfera magica. Sono le note della musica tardo-medioevo-barocca de “La Passacaglia della Vita” (Homo fugit velut umbra) – canto anonimo del 1657, tratto dalla raccolta Canzonette Spirituali e Morali che si intonano nell’Oratorio di Chiavenna, attribuita erroneamente al romano Stefano Landi – e qui interpretata dalla voce incantevole di Rosemary Standley (Dom La Nena · Birds On a Wire). “Bisogna morire, Bisogna gioire” ripete all’infinito la cantilena barocca.

“Siamo creature fragili -spiega Alessandro Michele – esposte costantemente al senso del limite. Camminiamo in punta di piedi su specchi che si infrangono sotto il peso del nostro incedere. Non c’è passo che non rischi l’inciampo, la caduta. Non c’è respiro che non porti con sé l’ombra della vulnerabilità. Ci muoviamo, instabili, all’interno di un orizzonte transitorio che non consente vie di fuga. Tuttavia, proprio questa condizione ci inizia al vero significato della nostra dimensione temporale. Che senso mai avrebbe, infatti, il nostro transito terrestre se non fosse determinato nel tempo, ma fosse infinito?”.

Tutto questo celebra l’archivio della maison Valentino e la bellezza. “Quando parlo di bellezza – precisa lo stilista – non mi riferisco chiaramente alla sua mitizzazione universalistica, dogmatica e normativa. Faccio piuttosto riferimento a quella capacità di sentire profondamente, di entrare in contatto con qualcosa che apre e rivela un nuovo universo di senso: un’epifania in cui si rendono immediatamente visibili le connessioni che esistono tra noi, le cose e tutti i viventi. Questo sentire può avvampare improvviso quando entriamo in contatto con un’opera d’arte, oppure quando contempliamo l’incanto del cosmo. È l’indicibile di una luce, la sacralità di una mammella piena di latte, lo splendore di un abito finemente ricamato, il lungo indugiare dell’anima sulla carne, la sovranità del vuoto, la rincorsa delle lucciole in cerca d’amore, l’odore della terra umida, la carezza di un volant di organza, il miracolo delle biblioteche, le velature impalpabili di un acquerello”.

Apre la sfilata un abito smoking bianco e nero, con tre papillon sulla pettorina. La modella indossa collant rossi di pizzo. Seguono completi di paillettes con colli di ruches, mini dress iper ricamati, vestiti di seta da sciantosa con piccole code a balze, camice a pois, cappelli a falde larghe come pagode, piume, collant di pizzo, boa di pelliccia, turbanti, catene, pantaloni sartoriali, occhiali da sole specchiati, decollete con fiocchi di svarovski rosa alle caviglie, abiti lunghi in velluto fantasia paisley, gioielli scintillanti, catene e cuori. La visione di Michele è chiara e personale: un omaggio agli archivi storici della maison, reinterpretato attraverso il suo universo intriso di storia e poesia. Ma in pedana si vede un unico long dress rosso Valentino, balze, con maniche lunghe strette sui polsi e cintura a fiocco nero.

Sfila a anche lui e porta lunghi gilet ricamati molto dannunziani, sulla camicia e sui pantaloni da smoking, oppure la giacca tuxedo rosso Valentino abbinata ai jeans. E tra le mani ha sempre meravigliose borse a cartella o tracolle a bisaccia con lunghe frange, very anni Settanta. Ai piedi porta anche le stesse ballerine che mostra lei. Indossa maglieria traforata e collane di perle. A conferma della sua irrinunciabile nota genderless.

Comincia cosi il nuovo capitolo per Valentino, segnato dall’estro creativo di Alessandro Michele, un designer poetico e visionario, capace di realizzare una moda massimalista e ricca di spunti, lontana dai cliche’, pronta a far discutere di nuovo gli addetti ai lavori e a far nascere nel pubblico un rinnovato desiderio, che poi è la molla che spinge agli acquisti. L’immaginario della sfilata “Pavillon des Folies”, come voluto dal nuovo direttore creativo della maison fondata negli anni ’60 da Valentino Garavani, vuole essere simbolo di bellezza, creazione autentica e rinascita.

Plaude in tv anche Giancarlo Giammetti, co-fondatore insieme a Valentino Garavani della storica maison, che approva a pieno la visione moderna e bohemiendel nuovo Valentino apportata da Alessandro Michele.

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