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21 Set, 2024

Gucci, le “ossessioni” di Sabato De Sarno e il “Casual grandeur”

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La sfilata della collezione Primavera Estete 2025 di Gucci presentata nei corridoi della Triennale di Milano racchiude la visione della moda femminile, secondo il suo direttore creativo, Sabato De Sarno. Le sue ossessioni stilistiche. Per cominciare la collezione è intitolata “Casual Grandeur”, come veniva definito il guardaroba disinvolto e allo stesso tempo ricercato di Jacqueline Kennedy Onassis in vacanza a Capri. Quindi Jackie in questo caso è la musa ispiratrice dello stilista. Poi la collezione è un invito a godere del relax di una vacanza e un suggerimento a fermarsi, “alla ricerca del proprio io” come spiega De Sarno.

Nel frattempo, Gucci prosegue ed evolve il suo rapporto con Triennale, intrecciando sempre più la propria identità ai valori del museo: l’impegno per un confronto culturale aperto e inclusivo e la volontà di unire arte, design, architettura e pensiero contemporaneo. Dopo averne celebrato gli spazi con la sfilata maschile, in particolare il nuovo archivio Cuore, ora li trasforma in un lungo corridoio di colori, che dal bianco conduce al Gucci Rosso Ancora. Mentre sfuma come un tramonto estivo, la passerella è suddivisa in stanze, ognuna caratterizzata da una tonalità differente, capace di evocare un’esperienza unica, un istante irripetibile.

“Un anno dopo – rivela lo stilista – questa collezione racconta un percorso di costruzione compiuto. Istante dopo istante, ho sedimentato la mia idea per Gucci. Un casual grandeur che prende forma attraverso le mie ossessioni – il tailoring, la lingerie, la pelle, le silhouette anni ’60 – combinate a un’instancabile esplorazione del patrimonio di questo brand. E a un’attitudine irriverente, sempre”.

Le ossessioni. Il tailoring apre la passerella nella sua versione più essenziale, eppure mai convenzionale: i pantaloni tagliati sulle sneakers fondono il guardaroba femminile a quello maschile. La palette cromatica include il grigio, il Gucci Rosso Ancora, il bianco, le sfumature di verde e un tocco di arancione. Le silhouette sono un omaggio agli anni Sessanta, con giacche strutturate, pantaloncini corti e gonne ad A. I grandi cappotti dall’attitudine couture, finemente costruiti, portano nuova linfa al GG Monogram, e sono pensati per la vita reale, indossati con disinvoltura insieme al denim e a una piccola canottiera. Il trench su jeans e canottiera bianca è overloading, over largo. La pelle in finitura glossy è ormai parte integrante del dna. La lingerie si rivela sotto gli abiti in pizzo e attraverso i cappotti appena aperti.
L’esplorazione dell’heritage. Perché quel Casual grandeur è parte di Gucci fin dalle sue origini. Il mondo bambù è protagonista, con la borsa mantenuta nella sua struttura originale e i dettagli rinnovati e resi contemporanei grazie a lavorazioni di grande maestria con pelli, smalti, e plexiglas. Il bambù ispira anche i gioielli, che ne imitano la forma e si sviluppano in torsioni che seguono il corpo. Gli stessi gioielli chiudono abiti in jersey scivolato ispirati agli anni Novanta, così come le zeppe dalla punta squadrata. Le borse con dettagli in bambù si alternano in passerella a mini bag tra cui il secchiello Gucci 73, con morsetto laterale, ma anche alla nuova Gucci Go, strutturata, compatta, da portare al volo. A completare i look anche le borse Gucci Bamboo 1947, reinventate da artisti giapponesi come parte di un progetto collaborativo per celebrare i 60 anni di Gucci in
Giappone. Il morsetto resta un elemento centrale nelle calzature.

Nelle precedenti collezioni si è declinato, dall’iconico mocassino a zeppe, creepers, plateau, ballerine e ankle boots. Ora si presenta su uno stivale rasoterra, morbido e avvolgente, con un’attitudine ancora Sessanta, come i grandi occhiali avvolgenti con lenti sfumate nei colori della collezione.
Infine, il foulard Gucci Flora, annodato sul capo, appare nella sua versione originale, così come disegnato dall’illustratore Vittorio Accornero de Testa: nove bouquet su fondo bianco con bordo a contrasto. Ma anche trasformato in una tela da reinventare, grazie a giochi cromatici tono su tono che seguono la palette di collezione.

(Riproduzione riservata)

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