Kering verso la ripresa, terzo trimestre -10%, Valentino può attendere

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Comincia la ripresa per il Gruppo Kering guidato dal 15 settembre dal ceo Luca de Meo, che nel terzo trimestre dell’anno ha raggiunto i 3,4 miliardi di euro, in calo del 10% a cambi correnti (-5% a tassi costanti). Un passo avanti importante, visto che nel secondo semestre la diminuzione delle vendite era stata del 18% a cambi correnti (-15% a cambi costanti). Il retail ha avuto vendite in calo del 6% a cambi costanti, in ripresa rispetto al -16% del Q2, i ricavi del wholesale e altri canali sono diminuiti del 2%.

I risultati del terzo trimestre sono superiori alle aspettative degli analisti che avevano previsto un calo del 9% a cambi costanti per il gruppo che detiene le griffe Gucci, Balenciaga, Yves Saint Laurent, Bottega Veneta, Brioni, Alexander McQueen. Boucheron e Pomellato. Nei primi nove mesi dell’anno, il gruppo francese della famiglia Pinault ha ottenuto ricavi per 11 miliardi di euro, con una diminuzione del 14% a cambi correnti e del 12% a cambi costanti. Oggi il titolo in borsa del colosso del lusso è in crescita di circa l’8%.

“Sono determinato ad intervenire a tutti i livelli del gruppo – afferma de Meo in una nota – per restituire alle nostre maison e a Kering la posizione che meritano. Da diversi mesi stiamo lavorando senza sosta per identificare le sfide e le leve sulle quali agire per la nostra ripresa. Abbiamo tutti gli elementi necessari per costruire un gruppo resiliente, competitivo e proiettato verso il futuro, che coniughi creatività e disciplina: il challenger indiscusso nel settore del lusso”.

Intanto l’acquisizione della totalità del marchio Valentino da parte del Gruppo Kering che nel 2023 ne aveva acquisito il 30% da Mayhoola, per 1,7 miliardi di dollari, con l’opzione di raggiungere la totalità dell’acquisizione, il 100%, entro il 2028, è stata sposata il mese scorso, con una modifica dell’accordo tra azionisti, al 2029.

Altra mossa importante, Kering ha annunciato la vendita della sua divisione Beauty a L’Oréal, per una cifra stimata attorno ai 4 miliardi di euro, pagabili interamente in contanti al completamento previsto per il primo semestre 2026, in un’operazione che ridisegna gli equilibri tra moda e bellezza nel panorama del lusso francese.

Analizzando i singoli marchi, nel terzo trimestre i ricavi di Gucci, che da un mese ha come ceo Francesca Belettini, e Demna Gasvalia alla direzione creativa del marchio, sono 1,3 miliardi, con una diminuzione del 18% a cambi correnti e del 14% a cambi costanti. Le vendite dalla rete retail gestita direttamente sono scese del 13% a cambi costanti, in miglioramento rispetto al secondo trimestre grazie a un maggiore slancio in Nord America e in Europa Occidentale. I ricavi wholesale sono diminuiti del 25% a tassi costanti.

Yves Saint Laurent ha raggiunto 620 milioni, – 7% a cambi correnti e del -4% a cambi costanti. Il canale retail è calato del 2% a cambi costanti, in miglioramento rispetto al secondo trimestre. Le vendite sono tornate a crescere in Nord America e sono diminuite leggermente in Europa Occidentale.

Bottega Veneta che ha come nuova direttrice creativa Luise Trotter, ha registrato ricavi per 393 milioni, in calo dell’1% a cambi di tasso correnti, in aumento del 3% a cambi costanti mentre gli analisti avevano previsto risultati flat. Il retail ha visto una crescita del 5% a cambi costanti, principalmente guidato dalla crescita a due cifre in Nord America.

Balenciaga diretto da poco da Pierpaolo Piccioli, Brioni e McQueen, hanno fatturato 652 milioni, in calo del 5% a cambi correnti (+1% a cambi costanti). Le vendite dalla rete retail sono rimaste stabili, il wholesale aumentato del 5%. Incrementi in tutte le categorie di prodotto per Balenciaga, grazie in particolare al mercato nordamericano. Per McQueen, la diminuzione dei ricavi si è moderata grazie alle vendite più alte nel ready to wear femminile. Brioni ha mantenuto la sua crescita, con un forte aumento delle vendite al dettaglio in Europa Occidentale, Nord America e Giappone.

In crescita le maison di gioielli che hanno visto ricavi in crescita a due cifre. Lo sviluppo di Boucheron negli Stati Uniti e nella regione Asia-Pacifico “è stato incoraggiante”. Ricavi  aumentati anche per Pomellato, soprattutto nell’Asia-Pacifico.

Buoni risultati per Kering Eyewear & Corporate che nel terzo trimestre hanno raggiunto i 448 milioni di euro, con un aumento del 2% a cambi correnti e del 6% a cambi costanti. I soli ricavi di Kering Eyewear sono aumentati del 7% a cambi costanti. A settembre è stato annunciato l’accordo con Valentino per la prima collezione di occhiali prevista nella Primavera/Estate 2026.

Nei nove mesi, Gucci ha fatturato 4,3 miliardi (-24% a cambi correnti, -22% a cambi costanti), Yves Saint Laurent 1,9 miliardi (-10%, -8%), Bottega Veneta 1,2 miliardi (in linea con i primi nove mesi del 2024, in crescita del 2% a cambi costanti), le altre maison 2,1 miliardi, in decrescita del 12% a tassi correnti (-9% a cambi costanti), Kering Eyewear & Corporate 1,5 miliardi, in aumento del 2% a cambi correnti (+4% a cambi costanti).

Da ricordare per quanto riguarda il retail, che Kering ha chiuso 55 negozi quest’anno, di cui 14 nel terzo trimestre. Gucci ha rappresentato la metà dei negozi chiusi nei primi nove mesi del 2025.

Dopo l’analisi di questi dati finanziari che rispecchiano la volontà ferma del ceo del Gruppo Kering di far tornare i fatturati di un tempo, perdendo però interi settori come il beauty e i profumi e chiudendo negozi, le domande da farsi sono tante. Ma una soprattutto, tenendo conto delle idee del nuovo ceo che mette al centro il cliente e non il direttore creativo. Qualcuno ha detto a de Meo che il lusso prodotto dalle maison del gruppo che dirige, è legato al tema del desiderio, che figure come i direttori creativi hanno il compito di stimolare e rinnovare ogni sei mesi nella clientela? Invece il ceo del Gruppo Kering sostiene che la visione creativa deve essere superata dalle esigenze del consumatore, ovvero la creatività è essenziale per il 20% dei prodotti innovativi, mentre l’80% dell’offerta di beni di consumo, come pelletteria e abbigliamento, deve basarsi sul “buon senso” e su una precisa comprensione delle aspettative del mercato. Questo cambio di strategia mira a rendere il lusso più accessibile, spostando l’attenzione dalle sole scelte estetiche a un approccio più orientato ai dati di vendita e al feedback dei clienti. 

A questo punto però se proprio si vuole rispettare le esigenze del mercato o dei consumatori, bisognerebbe anche rivedere la politica dei prezzi dei prodotti del lusso, che oggi sono alla portata solo di una fascia alta di clientela. Gli altri comprano borse e scarpe fake, fatte dai cinesi, non necessariamente in Cina, ma anche in Italia e in Turchia, che sono straordinariamente simili anche nei pellami agli originali e costano cifre imparagonabili a quelli dei prodotti griffati.

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