A New York sfila a metà aprile, fuori dai calendari canonici, la collezione fall 2024 di Dior, e porta una moderna Marlene Dietrich, icona di stile e musa del couturier, in un maxi show che si tiene nel Brooklyn Museum, l’unico ad ospitare una galleria dedicata alle opere di artiste femministe. Il parterre è stellare e va da star come Rosamund Pike a Charlize Theron fino a Laetitia Casta. La direttrice creativa della maison Maria Grazia Chiuri ha voluto costruire un guardaroba riattivato da una serie di pezzi che per forme, materiali, invenzioni produttive sono unici, ma flessibili alle esigenze di ciascuna donna.
Prima della presentazione Chiuri ha raccontato sui social che l’ispirazione stavolta partiva però da Roma, dove sono conservati marmi e statue del mondo antico che hanno animato gli studi di Suzanne Santoro, artista statunitense residente a Roma. La collezione rappresenta anche l’occasione per rendere omaggio a New York, metropoli a cui i francesi donarono nel 1886 la statua diventata il simbolo della libertà e di questa incredibile metropoli. Nell’autobiografia di Monsieur Dior c’è infatti il capitolo “Parigi-New York e ritorno. Dialogo tra due capitali della moda” che Chiuri celebra con due stampe, la Statua della Libertà e la Torre Eiffel che troviamo giganti su molti pezzi della collezione. A tenere insieme queste due culture è Marlene Dietrich, carismatica e controcorrente.
Affezionata a Dior sullo schermo e nella vita. Chiuri guarda a lei per costruire una collezione e per riflettere sulla silhouette. C’è grande uso di tweed che provengono direttamente dai campionari tessili maschili inglesi. Ma sfilano anche completi maschili che Dietrich indossava, suscitando scandalo, a rivendicare una libertà che non dimentichiamo passa anche dal vestirsi ciascuna a suo modo.
Sfilano scarpe con alte zeppe con trench, e influenze hip-hop che attraversano lo streetwear della New York di oggi, come il top foulard che riprende il motivo con le due bandiere, quella americana e quella francese, disegnato nel 1966 da Alexandre Sache per Marc Bohan, designer di Dior dal 1960 al 1990. Ma sfilano anche abiti sottoveste, decorati all over adatti alle dive di ieri e di oggi. Dress preziosi, abiti con le spalline decorati con frange di perline ondeggianti.
Gli accessori maschili come la cravatta o il gilet diventano elementi segnaletici di attitudini diverse che diventano complementari. La linea è anni Quaranta. Le giacche hanno i pantaloni larghi con le pince o le gonne matita sotto il ginocchio. Ma ci sono anche gli abiti preziosi, a volte leggerissimi, a far intravedere uno straordinario lavoro di messa a punto di un intimo che diventa elemento imprescindibile dell’outfit.
Materiali come il raso martellato croccante, il velluto froissé, il crêpe, sono reinterpretati in chiave contemporanea. Abiti sottoveste incrostati di pizzo, portati spesso sotto ampi cappotti foderati, in alcuni casi, in nylon imbottito cannage. I ricami rimandano a broche nelle forme care a Dior: stella, mughetto, trifoglio, ape.
I colletti di pizzo invece diventano intarsio, incrostazione strutturale. Mentre la maglieria è frutto di un virtuosismo immaginativo che le permette di essere declinata in tutte le forme e le consistenze. La collezione Dior Autunno 2024, presentata il 15 aprile a New York, incarna una teoria di possibilità ch
e diventa celebrazione di culture che s’ incontrano. Una conversazione progettuale che racconta un’idea di libertà per dare forma e sostanza a quello che ciascuna donna decide di essere.
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