In Francia è guerra a Shein, ma Kering pensa ad arruolare stilisti cinesi

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Volevo far notare la contraddizione che si è creata in Francia riguardo ai rapporti con la Cina per il settore fashion. Mentre da un lato il governo francese ha cominciato a fare la guerra alla piattaforma cinese di retail Shein, dall’altro, il gruppo francese Kering, che ha come ceo il manager italiano Luca de Meo, pensa ad arruolare nel futuro, almeno per i suoi marchi di punta, stilisti cinesi. Per anni i nomi che hanno fatto la storia della moda sono stati italiani, francesi, europei e talvolta americani. Ma Kering, colosso del lusso che controlla i marchi italiani Gucci e Bottega Veneta, ma anche Balenciaga e Saint Laurent, guarda oggi alla Cina, non solo come enorme mercato da sfruttare, ma anche come bacino dove allevare nuovi creativi. Kering ha infatti appena firmato un accordo con la Shanghai Fashion Week per lanciare Kering CRAFT (Creative Residency for Artisanship, Fashion and Technology), progetto che mette vuole sostenere la nuova generazione di designer cinesi, con l’obiettivo di farli crescere, conoscere e dialogare con l’Europa. Il programma prevede una residenza creativa che si svilupperà tra Shanghai, Parigi e Milano. I designer selezionati (scelti da una giuria internazionale di esperti del settore) potranno confrontarsi con artigiani, stilisti e manager delle maison del gruppo, imparando a capire la nostra moda, ma anche quella il business.

Rendiamoci conto di quello che saranno le conseguenze per tutti i nostri talenti allevati e sfornati a centinaia e migliaia tutti gli anni da scuole e accademie italiane ed europee. Ma davvero vogliamo che il nuovo Valentino o il nuovo Armani nascano in Cina? Il paragno tra la cultura cinese e quella europea è improponibile. Ma ricordiamo che la Cina è stata isolata per secoli, con la chiusura totale agli stranieri e al commercio, una chiusura avvenuta in diverse fasi e con intensità variabili. Il periodo di isolamento più significativo fu durante la dinastia Qing, che vietò la maggior parte del commercio estero dal 1757 al 1842. Dopo la fine del XIX secolo e la caduta dell’Impero cinese nel 1912, la Cina è rimasta politicamente ed economicamente isolata per gran parte del XX secolo, soprattutto sotto il regime comunista dopo il 1949. E’ rimasta relativamente chiusa fino al 1978, quando ha introdotto riforme economiche e ha iniziato a riaprirsi al mondo. Oggi, la Cina è un paese aperto, anche se ha politiche e normative specifiche che regolano le interazioni con gli stranieri, soprattutto per quanto riguarda l’accesso a Internet. Che non è cosa da poco.
“La Cina è oggi uno dei centri più dinamici di innovazione al mondo – sostiene il ceo di Kering, Luca de Meo – e la sua energia creativa si sposa perfettamente con la nostra visione”. E mentre il capo del colosso francese continua a ignorare secoli di storia europea, di stratificazioni di movimenti artistici, di Rinascimento italiano e di botteghe artigiane, di Barocco e Rococò, di Liberty e Art Decò, di contaminazioni culturali che hanno fatto in modo che in Europa, soprattutto in Italia e Francia, nascessero geni della moda del Novecento, come Coco Chanel, Elsa Schiaparelli, Chirstian Dior, Yves Saint Laurent, Gianni Versace, Giorgio Armani, Valentino Garavani, Alexander McQueen, John Galliano e tanti altri talenti contemporanei, mentre tutto questo viene dimenticato, nella stessa Francia è bufera su Shein. Infatti, mentre il 5 novembre il colosso cinese tagliava il nastro del suo primo negozio fisico a Parigi, al sesto piano del Bvh Marais, il governo francese ordinava l’avvio di una procedura di sospensione della piattaforma: “il tempo necessario affinché dimostri che l’insieme dei suoi contenuti siano finalmente conformi alle nostre leggi e regolamenti”.

La misura voluta dal premier Sébastien Lecornu è arrivata dopo che la Direzione Generale della Concorrenza e del Consumo, che fa parte del Ministero del Commercio francese, ha segnalato la presenza sul sito di bambole gonfiabili con sembianze di bambini. Si parla di ordini già partiti e di arresti in Francia per reati connessi alla pedofilia. Ma Shein ha ribadito a sorpresa con toni sereni: “Prendiamo atto dell’annuncio fatto oggi dal governo. La sicurezza dei nostri clienti e l’integrità del nostro marketplace sono priorità assolute”, ha dichiarato il portavoce di Shein France, Quentin Ruffat, garantendo di voler “avviare rapidamente un dialogo con le autorità francesi”. Intanto davanti al negozio di Shein si è formata una lunga fila di persone che hanno atteso per ore di poter entrare nei mille metri quadri di superficie del nuovo store che vende i soliti prodotti a prezzi incredibilmente bassi nonostante le accuse di inquinamento ambientale e pratiche di lavoro scorrette.

Se nelle prossime 48 ore, le autorità competenti verificheranno che la piattaforma non ha  rimosso ogni contenuto illegale, Parigi ordinerà la “requisizione digitale” del sito, quindi il blocco completo dell’accesso a Shein in Francia.

(Riproduzione riservata)

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